Ucciso l’Ambasciatore italiano in Congo e il Carabiniere incaricato della sua protezione, cosa non ha funzionato?

L’attentato in cui hanno perso la vita l’Ambasciatore Luca Attanasio, rappresentante diplomatico presso la Repubblica Democratica del Congo, e il Carabiniere Vittorio Iacovacci, addetto alla protezione dell’Ambasciatore, impone una serie di domande, che sicuramente molti addetti ai lavori si sono posti, già nelle ore successive all’attentato.

Parto dal presupposto che non entro nel merito di cosa sia andato storto e di chi siano le responsabilità, anche perchè non sta a me occuparmene. Semplicemente mi limiterò ad analizzare le cause scatenanti, che provocano questo tipo di eventi catastrofici all’interno di sistemi che in qualche modo dovrebbero essere fortemente compartimentati.

Di impatto potrei dire che qualcosa non ha funzionato all’interno della cellula informativa on-field, che ha la responsabilità di garantire grazie all’attività informativa, la cornice di sicurezza, che in qualche modo deve essere costruita all’interno di quella framework aderente responsabile della protezione.

Questi due elementi normalmente dovrebbero essere per protocollo assolutamente congruenti, ma in realtà non è sempre così. Dico questo perchè tra i due attori incaricati della sicurezza c’è il decisore politico, che molte volte per gerarchia riconosce delle priorità, che molte volte sono asincrone con il dispositivo di sicurezza.

Molte volte il livello di interconnessione tra questi tre attori, non è aderente allo scenario specifico, perciò può accadere che si creano dei gap interpretativi, riguardo al reale livello di pericolosità sistemica dello specifico scenario in cui si sviluppano gli eventi. La mancata interpretazione dei livelli sistemici di pericolosità innesca una distorta valutazione da parte degli attori rilevanti, creando degli importanti gap di percezione che agiscono come fattori inibitori sulle azioni di anticipo, creando una distorta sensibilità previsionale di breve, medio e lungo periodo.

Molte volte gli indicatori sistemici vengono opacizzati da fattori legati all’opportunità, questo impedisce di percepire quello che viene identificato come ”Actionable Early Warning”. Ciò influenza negativamente il Security Decision Making Process, che a sua volta non riconosce il tracciamento delle linee evolutive della minaccia rilevato dalle attività di ”Protective Intelligence”.La presenza di un livello di interferenza illecità all’interno del proprio scenario non viene per tempo detectata e il procedimento ipotetico investigativo proattivo, viene annullato, senza la possibilità di condurre un’attività di tipo predittivo di anticipo.

Detto questo la minaccia è in grado di sfruttare le vulnerabilità del dispositivo di protezione , creando vulnerabilità ad hoc in forma intenzionale, con elevate e flessibili capacità di penetrazione all’interno del dispositivo sicurezza.

Gianpiero Spinelli
Gianpiero Spinelli is an Italian Airborne (Folgore Brigade) Cpl OR4 (ret) and former US DoD Military & Security Contractor in High Risk Areas. He is a former paratrooper of the Brigade ‘Folgore’ and an Airborne Brigade of the Italian Army, a very sought-after specialization. Furthermore, he is trained inside international structures such as DynCorp International llc-Phoenix Consulting Group llc.